Dirigendomi al Testaccio aspetto che si facciano le 16, orario in cui aprono i negozi. Qui, in cima alla montagnola di cocci, vi trovo quasi sempre Ottavio.
― Ave, Caesar: morituri te salutant― gli dico battendomi il pugno chiuso sul torace. La mia uscita paradossale lo fa esplodere in una grassa risata. E con lo stesso, ironico sguardo, mi ricambia il gesto. Non chiacchieriamo molto, ci conosciamo da parecchi anni e una sola volta, parlando del più e del meno, mi ha raccontato la sua vita.
Ottavio è uno tra le decine di centurioni che, giornalmente, posano per foto ricordo coi turisti davanti al Colosseo. La gente non lo sa che lui lo è stato davvero, un centurione. Un principes, per l’esattezza: la seconda fila della terribile falange romana davanti all’esercito vero e proprio, quella sacrificabile, quella addestrata al corpo a corpo. E la panoplia che indossa per gli scatti; la spada, lo scudo e l’elmo, sono originali: sono i suoi.
Ha prestato servizio fino all’età di trent’anni, età che ha tutt’ora, sotto l’impero di Adriano. In Britannia partecipò alla costruzione del Vallo, e una notte, mentre si accingeva a raccogliere legna per l’accampamento, fu aggredito da un vampiro Celto, uno dei tanti che ancora vivono nell’antica Caledonia, l’attuale Scozia.(Tratto da: Caldo sangue)
Opera: Il giuramento degli Orazi – Jacques-Louis David
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