È nell’oblio della droga, nel viaggio sintetico che la dose impura e mal tagliata gli procura. Sorride stanco, ha la testa afflosciata da un lato, soffre. Non ha la forza di alzarsi, non ha la forza di andarsene.
Lo raggiungo e lo abbraccio da dietro per dargli conforto, si rilassa e sollevando il capo, mi guarda come se fossi un angelo. Quest’ultimo buco sanguina… sanguina… dura sette secondi. E in questi sette secondi, sul volto sporco e malato gli leggo la pace. Mi nutro di lui e con un filo di voce ha la forza per dirmi grazie. Le mie ultime vittime mi si sono offerte.

(Tratto da: Caldo sangue)

Opera: Lezione di anatomia del dottor Tulp – Rembrandt