Amo la pioggia, anche se a volte mi rende malinconico. Capita a molte persone di sentirsi tristi quando piove. Ho passeggiato molte volte sotto la pioggia, percorso strade e vicoli in cui camminavo sotto vere e proprie docce, visto l’acqua che grondava dai tetti spioventi. Una condizione che dà fastidio solamente in base allo stato d’animo che hai quando succede. Se la tua mente è percorsa da ricordi spiacevoli, la pioggia non aiuta affatto a farli passare. Anzi, li enfatizza e li fa riaffiorare come gocce d’olio sulle pozzanghere che si formano sotto i tuoi piedi, donandoti una debolezza interiore che a volte ti spezza. Quando ero ragazzo non mi importava inzupparmi sotto la pioggia, e tornavo a casa coi vestiti da strizzare. Mia madre mi rimproverava per la paura che potessi ammalarmi, ma io sorridevo mentre lei parlava perché nel correre fino a casa, dato che non esistevano ombrelli e il danno ormai era fatto, ne approfittavo per saltare da una pozza all’altra, inzuppandomi ancora di più e sporcandomi di fango e terra. Ogni tanto, mentre passeggio sotto la pioggia, lo faccio ancora. A volte invece mi piace starmene alla finestra a osservare il cielo grigio che si scarica con violenza per lavare tutto quello che esiste sotto di lui. Resto lì, ore e ore a guardare l’acqua nel vialetto accanto al garage che forma piccoli rigagnoli fino ad arrivare al tombino. Di solito metto sul giradischi un’opera lirica, mentre piove, e ascolto con un’attenzione che col sole non ho. Puccini, solitamente. Ma anche Bach e Chopin sono ottimi compagni di malinconia. La loro musica mi aiuta a ripercorrere la mia vita, a ripensare a ciò che ho fatto e a ciò che avrei potuto evitare. E ringrazio sempre il cielo che, gentile e silenzioso, piange al posto mio.