L’ho conosciuto nel 1991, quando aveva solo otto anni, il mio Nico. È nato a Gorizia e grazie alla disciplina inculcatagli in un istituto svizzero privato che ha frequentato fino alla maggiore età, parla correntemente diverse lingue. Quando vuole dirmi qualcosa senza farsi capire dagli altri, usa lo sloveno, la sua seconda lingua madre.
Niccolò è orfano, non ha nessuno al mondo, tranne me. Ha vissuto la guerra dei dieci giorni, quella che dal 27 giugno al 6 luglio del 1991 si è combattuta tra la Jugoslavia e la Slovenia per l’indipendenza di quest’ultima. L’ho incontrato in quell’occasione, e da allora me ne sono preso cura. Lui sa tutto di me, ogni mio pregio, ogni difetto: ogni debolezza. Non riesco a nascondergli nulla perché detesto avere segreti con lui.
Nico è bello come un cherubino. Alto, fisico androgino e lineamenti da far invidia a un indossatore d’alta moda. E occhi incantevoli: turchesi, screziati di ceruleo e fiordaliso con minuscole striature indaco verso l’esterno delle iridi. I suoi occhi somigliano all’oceano profondo quando è accarezzato dai raggi del sole, e ha labbra da bambino che disegnano un tenero broncio, quando le lascia morbide. Il suo sorriso, il suono della sua risata farebbe sciogliere il cuore di marmo di chiunque, ed è con quel sorriso e col suo amabile carattere che mi convince, mi seduce: mi estorce promesse… non riesco a resistere alle sue richieste, lo vizio continuamente. E tanti saluti ai propositi di non viziare i propri figli… ma Nico per me non è un figlio. È qualcosa di più.
Da piccolo era biondo, il mio fanciullo. Ora ha i capelli castani, lisci, pettinati in avanti come la moda dandy del XIX secolo. Studia biologia a Perugia; vuole diventare entomologo perché adora i lepidotteri. Per questo, qualche tempo fa, ha lavorato alla Casa delle Farfalle di Udine, per seguire il loro ciclo di vita dalla crisalide alla metamorfosi in forma adulta.
Niccolò è il mio protetto: lo amo, farei di tutto per lui. Spesso ci concediamo delle fughe dal mondo del lavoro e trascorriamo settimane da soli, in viaggio da qualche parte. Adoro stare con lui. Adoro fargli vedere posti nuovi ed esaudire ogni suo desiderio. Lo ricopro di regali, di concessioni, non gli faccio mancare niente. È uno dei miei punti deboli: ucciderei chiunque si azzardasse a fargli del male, chiunque osasse spezzargli il cuore, chiunque si permetta di non portargli rispetto, perché ogni sua lacrima è per me uno strazio infinito e inconsolabile.
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